San Ferdinando 70
Teatro di Eduardo, Teatro di tutti (1954-2024)
a cura di Maria Procino
Il 22 gennaio 1954 viene inaugurato il nuovo Teatro San Ferdinando. La sera precedente Eduardo De Filippo aveva raccontato al pubblico il suo sogno ora diventato realtà. Non un monumento ma un teatro aperto a tutti.
Il San Ferdinando era nato tra il 1790 e il 1791, nell’arco di due secoli aveva visto spettacoli lirici e poi prosa, sceneggiate, avanspettacolo, cinema.
Nel 1923 il poeta Libero Bovio aveva scritto parole per uno dei grandi autori dell’epoca Francesco Mastriani e una lapide, esposta sulla facciata, lo avrebbe ricordato. Il proprietario del teatro Salvatore Golia proprio non voleva che fosse distrutto, che finesse come tanti teatri napoletani i cui nomi ormai nessuno rammentava.
Le bombe tedesche ed americane scaraventate su Napoli nel 1943, rischiarono di farlo morire definitivamente. Alla fine della guerra tra quelle pietre i bambini ritornarono a giocare, mentre le donne si fermavano a stendere i poveri panni davanti a ciò che restava del palcoscenico. Tra le macerie sporgeva il volto del capocomico Federico Stella, due quadri che erano stati per anni ai lati delle porte d’ingresso; si intravedeva il profilo di Ferdinando il re Nasone, un dipinto che era stato per secoli sul boccascena. Perché non ve lo accattate voi? Furono queste le parole di Giuseppe Golia che aveva lo stesso amore la stessa caparbietà del padre e che non voleva vedere quelle macerie sparire per sempre… le offrì ad un poeta dal volto amaro di disoccupato cronico come lo definì Orio Vergani, un attore che al teatro stava dando tanto: Eduardo De Filippo.
La mostra, allestita nel foyer del teatro, è visitabile in orario di apertura del botteghino del teatro San Ferdinando:
dal lunedì al venerdì dalle 10:30 alle 13:30 e dalle 14:00 alle 18:00 e fino a mezz’ora prima dall’inizio di ogni spettacolo.
Per informazioni è possibile chiamare i numeri 081.292030 – 081.291878
Figlio di Eduardo Scarpetta fratello di Titina e Peppino autore di Napoli milionaria e di Filumena Marturano, Eduardo stava finalmente vivendo una situazione economica serena, tale da proteggere i suoi figli Luca e Luisella che, con il teatro, erano la sua ragione di vita.
Perché non lo comprate voi… la domanda gli rimbombava nella testa mentre tornava a casa dopo quell’incontro… Lo comprò con tutto il pacchetto di voci che ancora parevano vibrare tra quelle pietre: Federico Stella, Annetta Lazzari, Giuseppe Pirone, lo stesso Eduardo Scarpetta. Lo comprò con tutta la memoria dei drammi di Mastriani di Minichini, di Di Majo. Si fermò Eduardo per chiedere finanziamenti allo Stato ma ricevette solo rifiuti: il teatro non è di pubblica utilità. E allora chiese a Giulio Andreotti Sottosegretario allo spettacolo: io e lei che ci stiamo a fare?
Non si arrese e lo finanziò quel suo sogno perché il teatro è cultura, ma anche lavoro. La città era in subbuglio: Eduardo De Filippo sta ricostruendo un teatro… è un atto di fede al passato… no è un atto di amore verso suo padre verso la sua città.
Io sono figlio del teatro e al teatro devo tutto, ripeterà. Per mesi, per anni, si impegnò duramente ma i debiti aumentavano: quel sogno rischiava di diventare un incubo. Le banche iniziarono a dargli fiducia, tutto quello che guadagnava però andava a loro. La logica ̶ sottolineava Vito Pandolfi ̶ consiglia di fare un’operazione del genere in altre città… E volendolo pur costruire a Napoli, come si fa a stanziarsi nel povero e periferico quartiere di Foria? Il poeta Eduardo stava creando ciò che nessuno altro avrebbe potuto e saputo creare. Accanto a lui c’erano i suoi figli e Thea sua moglie; c’erano Titina e Peppino preoccupati ma anche fieri di un’impresa che in quegli anni aveva dell’incredibile. E Titina senza confessarglielo, poggiò in una delle fondamenta del teatro in costruzione un rosario, perché potesse proteggere nel tempo l’edificio e suo fratello. A chi gli faceva visita raccontava: A fora siamo nel 1779, o, perlomeno, ci passiamo vicino… A dinto siamo più avanti … sulla facciata ci sarà il fregio di Scorzelli, tre pannelli in bronzo lunghi tre metri alti sessanta centimetri che percorrono la storia di un mondo piedigrottesco: il mellonaro, il corallaro, la venditrice di galli, il pescivendolo, il castagnaro il cieco… una giostra di voci napoletane che resteranno nei secoli. Entri e ti ritrovi davanti i dipinti di Brancaccio e gli specchi e le statue che ho portato da casa mia. E poi tutto quanto c’è sul palcoscenico è stato costruito da me e dal maestro Peppino Mercurio nel rispetto dell’attore, dei tecnici, del pubblico.
Le poltrone verdi profilate di argento e il velluto rosso del sipario lasciavano senza parole. I palchi avrebbero avuto il nome di un artista: Eleonora Duse, Raffaele Viviani, Giacinta Pezzana, Petrolini, Scarpetta così sarebbero vissuti tutte le sere. Eduardo stava realizzando l’impensabile. Decoratori, elettricisti, tappezzieri falegnami, muratori, lavoravano notte e giorno. La notizia rimbalzò da quartiere in quartiere: il San Ferdinando stava risorgendo!
La sera del 22 gennaio il teatro è inaugurato con Palummella zompa e vola di Antonio Petito: Titina fa gli onori di casa. Sul palcoscenico spiccano le rose rosse di Peppino. Le auto intasano le stradine, gli abitanti del quartiere, i ragazzini curiosi, si mescolano con signore eleganti. Napulitane belle ̶ scrive Eduardo in un manifesto che percorre la città ̶ questo teatro avrà biglietti a prezzi modici perché sarà di tutti: 500, 400, 300 200 lire…
Eduardo indossa la maschera nera e nasuta di Pulcinella: ha studiato, ha provato tanto, perché in quella maschera c’è lo spirito di un popolo ed è complicato interpretarlo. Accanto a lui Salvatore De Muto l’ultimo Pulcinella lo guida nel dargli vita. Alla fine un lunghissimo applauso sommerge tutti attori, tecnici, pubblico. Così inizia la storia del nuovo Teatro San Ferdinando: anche se i debiti aumenteranno anno dopo anno, anche se dovrà ipotecare tutto quello che ha, anche se i muri di gomma lo indigneranno, Eduardo non lo venderà quel teatro nemmeno quando colpito dall’inconcepibile dolore per la morte di sua figlia dovrà chiudere tutto anche le compagnie “Il teatro di Eduardo” e la “Scarpettiana” pensata come scuola di attori e in omaggio a Eduardo e Vincenzo Scarpetta. Dopo la sua morte il San Ferdinando tornerà a vivere grazie a suo figlio Luca che lo donerà alla città di Napoli: Io tenterò solo di metterlo in moto, soprattutto nel ricordo di mio padre. Poi deve essere un teatro veramente aperto a tutti.
Nonostante tutto Eduardo De Filippo ha vinto la sua battaglia.